Il «principe della risata» aveva un amore smisurato per i cani.

Non attribuiva mai un nome ai tanti quattrozampe di cui si prendeva cura, ma sapeva comunicare con loro.

E l'affetto che riusciva a dare e a ricevere dagli animali, lo ricambiava destinando ingenti finanziamenti a canili e rifugi. Antonio De Curtis, al secolo Totò, viene ricordato così, per il suo rapporto speciale con le bestiole scodinzolanti, da Lietta Tornabuoni, critico cinematografico del quotidiano La Stampa, nel giorno del 40esimo anniversario della scomparsa dell'attore, avvenuta il 15 aprile 1967.

In un ritratto pubblicato sulla prima pagina del quotidiano
torinese, la Tornabuoni racconta di quando nel 1965 Totò investì 45 milioni di lire (che a quei tempi erano veramente un sacco di soldi) per far costruire l'«Ospizio dei trovatelli», un canile moderno e attrezzatissimo. Ma già in precedenza, racconta la giornalista, aveva finanziato «diversi piccoli canili artigianali, spendendo molto. Li visittava tutti regolarmente, a turno».
E in una di quelle visite Totò pensò di portarsi appresso proprio la Tornabuoni.
Che oggi ricorda quella particolare giornata: «Sceso dalla macchina venne accompagnato dall'autista alla rete metallica che circondava il terreno di giochi dei cani e aiutato a entrare.
Una festa: gli si precipitarono addosso tutti insieme abbaiando, mugolando, scodinzolando, puntandogli le zampe sul cappotto.
Lo riconoscevano, mentre Totò aveva la vista troppo danneggiata per riuscire a individuarli. Né avrebbe potuto distinguerli dal nome.
Ai cani quasi mai attribuiva un nome ("Mica sono figli"). Li chiamava tutti "cane" e basta».

Un ricordo insolito, insomma, quello della Tornabuoni, in un giorno in cui sui media la retorica abbonda e del grande attore si ricordano i film, le collaborazioni eccellenti, la vita privata, le passioni.

Anche quella per i cani del resto lo è. O forse no. Non era solo una passione. Forse, a leggere il ricordo della giornalista, il suo era davvero amore.

Un ritratto insolito del principe De Curtis sulla prima de la Stampa
Totò, il principe della risata che amava i cani
Il grande attore, morto il 15 aprile '67, aveva una grande passione per i quattrozampe. E finanziava canili e rifugi per trovatelli...


Barry Horne


Barry Horne (Northampton, 17 marzo 1952Worcester, 5 novembre 2001) è stato un attivista inglese.

Fu un attivista vegano dei diritti degli animali, morto nell'ospedale di Ronkswood Hospital per complicazioni al fegato in seguito all'ennesimo sciopero della fame.

Horne disse di voler arrivare a morire di fame per persuadere il governo britannico a fare un'indagine pubblica sulla sperimentazione animale, questo era stato promesso e non mantenuto dal Partito Laburista quando andò al potere nel 1997.

Al momento della sua morte all'età di 49 anni, non aveva mangiato per 15 giorni, ma era rimasto indebolito dai precedenti scioperi della fame. Il più lungo dei quali, nel 1998, è durato 68 giorni e gli aveva provocato danni a vista e reni.

Alla notizia della sua morte i media hanno reagito in maniera ostile, in particolare nel Regno Unito, dove viene considerato un terrorista L'Animal Rights Movement lo considera invece un martire.

L'inizio della militanza

Sin dall’inizio della sua vita, Barry Horne si dimostra vicino a posizioni anarchiche e libertarie. Prima di dedicarsi anima e corpo alla causa animalista, si impegna nelle lotte antifasciste e di supporto alla causa nord irlandese.

Un giorno, nella primavera del 1987, capita ad una delle prime riunioni del gruppo locale "Northampton Animal Concern" (NAC), fa amicizia con gli altri attivisti e si inserisce immediatamente nell’attività del gruppo. Northampton era sempre stata una città piena di iniziative animaliste ma, dopo la denuncia e l’arresto di più di 100 persone, per azioni compiute contro un laboratorio dell'Unilever, l’attività era in una fase di stallo. Il NAC nacque in questo difficile momento proprio per fornire un punto di riferimento a chi intendesse approfondire le tematiche del movimento di liberazione animale.

Le "liberazioni"

La prima campagna del gruppo era volta a fare di Northampton una zona fur free (senza pellicce). In quegli anni in Gran Bretagna i grandi magazzini avevano reparti di pellicceria che ripetutamente venivano colpiti con attacchi incendiari. Barry, insieme agli altri membri del gruppo, ogni sabato è davanti a questi centri commerciali a raccogliere firme. L'attività ottiene un discreto seguito e come risultato si ottiene la chiusura dei reparti pellicce.

Nel 1987 viene fatto un tentativo, da parte di Barry e altri attivisti, per liberare un delfino chiamato Rocky, confinato da 22 anni in una piscina, a Morecambe, grande appena da permettergli di muoversi in circolo. Nonostante impegno e dedizione l’azione non risulta possibile e gli attivisti vengono denunciati e arrestati (usciranno su cauzione).

Nel 1989 parte un'altra campagna per la chiusura di un allevamento di galline in batteria di proprietà del clero. Un raid animalista sottrae almeno 100 galline e distrugge varie apparecchiature. Nel contempo in numerose città le vetrine delle macellerie vengono attaccate e distrutte. Il primo 1º gennaio del 1990 Barry e altri compagni sottraggono, in pieno giorno, 36 beagle dall'allevamento di cani dell'Università di Oxford. Il 17 marzo del 1990 si realizza un'altra incursione ad Interfauna, un fornitore di animali per laboratori di ricerca (tra i quali figura anche Huntingdon Life Sciences).

Circa venti attivisti attraversano la campagna e giungono presso un edificio dove vengono allevati i cani da spedire ai laboratori per la ricerca e la sperimentazione animale, Barry e i suoi amici entrano dal tetto perché sapevano che le porte erano collegate ad allarmi. Nonostante la stanchezza riescono a sottrarre 82 cuccioli di cane e una trentina di conigli.

Un'altra campagna di quegli anni è stata quella contro Boots, un'azienda che secondo gli animalisti aveva un ampio reparto di sperimentazione sugli animali.

Nel novembre del 1990 vengono sottratti otto cani beagle dal laboratorio Boots a Thurgaton. Barry utilizza ogni metodo, compiendo anche numerosi atti illegali: presidi davanti alle sedi, distruzione delle vetrine, attacchi incendiari. Barry, secondo le accuse degli organi di giustizia, avrebbe causato almeno 3 milioni di sterline di danno alle sedi Boots. Nel 1994 Boots è costretta a vendere i suoi laboratori.

L’arresto

Nel luglio 1996 Barry viene trovato, nei pressi di un centro commerciale di Bristol, in possesso di congegni incendiari (alcuni dei quali in tasca ) e per questo viene arrestato. La polizia, che aveva messo sulle sue tracce una squadra speciale composta da decine di agenti, sostiene che Barry è responsabile degli attacchi incendiari avvenuti negli ultimi anni. Dopo un processo, Barry viene condannato a 18 anni di reclusione e il giudice nella sentenza lo definisce come terrorista.


Gli scioperi della fame


Primo sciopero: dal 6 gennaio 1997 al 10 febbraio

Nel gennaio 1997 inizia uno sciopero della fame con l’obiettivo di indurre il governo britannico ad aprire un'inchiesta sulla vivisezione nel Regno Unito.

Questo sciopero della fame finisce dopo 35 giorni, quando la classe politica britannica accoglie la richiesta di incontrarsi con i militanti delle campagne in corso.

In risposta allo sciopero di Barry, prende nuovo vigore l'azione dei suoi seguaci: vengono compiute "liberazioni", atti incendiari, manifestazioni ecc.: Hillgrove Farm, Shamrock farm, Consort, Horlan Olac sono le aziende maggiormente colpite.

Secondo sciopero della fame: dal 4 agosto 1997 al 26 settembre 1997

Barry fece poi nel 1997 un nuovo sciopero contro il governo a guida laburista, da poco insediatosi, poiché a suo dire non avevano rispettato gli accordi presi con le associazioni animaliste stipulati prima delle elezioni.

Terzo sciopero della fame: dal 6 ottobre 1998 al 13 dicembre 1998

Dopo averlo interrotto, Barry riprese lo sciopero della fame contro il Governo.

Al 68º giorno di sciopero Barry lo interrompe, per cercare un accordo col Governo di Tony Blair, che tuttavia non arriva.



La morte di Barry

I tre scioperi della fame hanno ormai minato gravemente corpo e mente di Barry.

Egli trascorre mesi di terribile agonia, non riuscendo mai a riprendersi pienamente dall’ultimo e lungo digiuno.

Muore il 5 novembre 2001, dopo che da 15 giorni aveva intrapreso un nuovo sciopero della fame, per una complicanza al fegato nell’ala ospedaliera della prigione di Long Lartin, nel Worcestershire'.

La sua figura resta molto controversa: molti animalisti delle frange più estremiste lo definiscono un eroe, mentre alcuni e le istituzioni lo considerano un terrorista.